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Dimmi come ti pensi e ti dirò chi sei: quanto il nostro modo di definirci e

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Dimmi Come Ti Pensi e Ti Dirò Chi Sei: (Dott.ssa Valentina Pajola) Chi ha intrapreso o sta affrontando un percorso di psicoterapia lo sa bene: le parole hanno un peso importante nella definizione di noi stessi, degli altri e della realtà in cui siamo immersi. Il Circolo Vizioso delle Descrizioni Neg
Dimmi Come Ti Pensi e Ti Dirò Chi Sei: (Dott.ssa Valentina Pajola) Chi ha intrapreso o sta affrontando un percorso di psicoterapia lo sa bene: le parole hanno un peso importante nella definizione di noi stessi, degli altri e della realtà in cui siamo immersi.  Il Circolo Vizioso delle Descrizioni Negative Ecco quindi che se noi tendiamo a descrivere noi stessi con accezioni negative, tenderemo a incorporare e ad assumere quelle stesse caratteristiche. Questa tendenza porterà ad un circolo vizioso, in quanto saremo portati a notare quegli eventi e quelle situazioni che vanno a confermare la nostra teoria: ad esempio, se mi descrivo come una persona sfortunata, tenderò a notare, ricordare e riportare tutte quelle situazioni in cui ho avuto sfortuna, tralasciando tutte le situazioni che la disconfermano. Lo stesso accade rispetto alle definizioni che diamo al mondo esterno. Ecco quindi che se ci convinciamo per esempio che il nostro superiore al lavoro ce l’ha con noi, saremo più portati a notare quei comportamenti che confermano questa assunzione, e ad agire di conseguenza: saremo magari più scontrosi nelle risposte, meno aperti nei suoi confronti, e questo comporterà un’inevitabile chiusura da parte dell’altro, confermando la nostra convinzione iniziale. La Profezia Autoavverante Il nostro modo di definire ed essere definiti diventa dunque una profezia che si auto-avvera: tale teoria, molto studiata, è stata trattata per la prima volta dal sociologo Robert K. Merton, e si riferisce proprio a quel fenomeno per cui quando qualcuno anticipa (“profetizza”) qualcosa, questa prospettiva ha buone probabilità di verificarsi, proprio perché i comportamenti messi in atto andranno a confermare e soddisfare questa credenza. Effetto Pigmalione Due studiosi, Robert Rosenthal e Lenore Jacobson, hanno provato a dare prova empirica di questo assunto in un esperimento pubblicato nel libro “Pigmalione in classe” (1968) che voleva verificare quanto l’aspettativa altrui, sia essa positiva o negativa, influenzi la realtà. Nel famoso esperimento venne somministrato un test del Quoziente Intellettivo agli studenti di una scuola elementare, senza che i risultati venissero poi comunicati agli insegnanti. Ciò che venne riferito fu solamente che alcuni studenti, che erano stati scelti in maniera del tutto casuale, avevano ottenuto un punteggio particolarmente buono che, se sostenuto e incoraggiato nella maniera adeguata, avrebbe potuto migliorare ulteriormente. Alla fine dello studio, al termine dell’anno scolastico, venne riproposto il test del Q.I. e i bambini scelti casualmente riportarono un netto miglioramento. L'esperimento ha dunque portato in evidenza che le aspettative positive degli insegnanti hanno oggettivamente influenzato il rendimento degli studenti. Questo fenomeno, per cui aspettative positive comportano effetti positivi, è meglio conosciuto come “effetto Pigmalione”.Effetto Golem Lo stesso fenomeno può essere declinato al negativo, prendendo il nome di “Effetto Golem”, e si verifica quando le aspettative che abbiamo su noi stessi o sugli altri sono particolarmente basse. Bibliografia: H. M. Collins e T. Pinch, "The Golem: What You Should Know About Science", Cambridge University Press, Cambridge, 1998 R. K. Merton, "Self-Fulfilling Prophecy", The Antioch Review, Vol. 8, No. 2, pp. 193-210, 1948. R. K. Merton, "La profezia che si autoavvera", in Teoria e Struttura Sociale, II, Il Mulino, Bologna, 1971. R. Rosenthal e L. Jacobson, "Pigmalione in Classe: Aspettative dell’insegnante e sviluppo intellettuale degli allievi", Franco Angeli, Milano, 1992.   Seguici sui social  

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